Editoriali

Il prezioso...della vacanza

Chissà se saremo davvero disposti ad affrontare la partita. A non archiviare cioè le parole che sentiamo ripetere spesso all’inizio dell’estate nella scatola dei discorsi già sentiti, puliti, corretti, da sciorinare a memoria, ma pur sempre discorsi. Staccare la spina, rigenerarsi, chiudere con i rapporti consueti lavorativi, il classico meritato riposo. Niente di scandaloso o assurdo. Del resto il tempo libero è un tempo di libertà. E’ in quell’arco temporale, che può durare qualche giorno come un mese, che uno vede e scopre cosa realmente vuole, a che cosa dà spazio e tempo. E a cosa serve questo tempo? Che cosa ci possono regalare queste circostanze a prima vista meno impegnative, più semplici, quasi completamente a disposizione della nostra libertà? Inutile baloccarsi in barbose riflessioni, ma è un dato di fatto che le stesse vacanze rappresentano un prezioso test di verifica. Che vanno a caratterizzare anche di più l’identità della persona, il suo spirito più profondo, al di là di un dress code che può risultare anche meno ortodosso e più consono alla stagione. Ci si guarda in faccia con più calma, ci si osserva in azione, si vede concretamente dove si è, che cosa ci attira davvero. Insomma stiamo con gli occhi aperti e non stralunati, quasi in preda ad un prolungato incantesimo che ci tiene bloccati fino alla ripresa, costringendoci spesso a non renderci conto nemmeno di quello che abbiamo di fronte. A pensarci bene c’è anche un altro fattore a rendere questa opportunità così incisiva. Ed è un paradosso. Perché a prima vista si tratta di un’assenza. Non si vive delle modalità solite, abituali. Qualche volto amico è più lontano. Qualche gesto comune (riunioni di redazioni, incontri, conferenze stampa) va evaporando. Si è più soli davanti alla sfida di questa verifica. Che cosa può diventare un’occasione per mostrare con più chiarezza la vera urgenza? Quella di un cammino personale. L’unico cammino indispensabile perché l’esperienza diventi nostra, quindi reale. Ciascuno ha bisogno per sé di questa esperienza, non possiamo vivere soltanto dell’esperienza di un altro. Perché sono io che devo scrivere quell’articolo e lo firmo, sono io che devo stare di fronte alla famiglia o ai figli non è l’altro, non siamo noi tutti insieme. Davanti al dramma del vivere, esaltante quanto si vuole, ma pur sempre dramma, ci sono io, la mia persona. L’augurio è quello di ritrovarci a fine estate in cammino e quindi più certi. E più curiosi di afferrare i connotati di questa certezza. Perché è proprio impossibile non accorgersi di come sia la mancanza di certezze a rendere l’uomo – il mondo – di oggi più confuso e scettico. Certezza nel caos. E’ infatti un periodo strano quello che si affaccia tra luglio ed agosto: sono settimane in cui, in un modo o nell’altro, gli schemi saltano, le abitudini pure. E le cose ci si fanno avanti con un volto insolito, diverso da quello che mostrano in corso d’anno. Non è una questione di tempi più distesi e impegni che mollano la presa, sono proprio le circostanze ad essere diverse. Altri incontri. Altri luoghi. Ed è significativo, che nella fase più vocata alla distrazione, c’è più tempo per sentire su di sé quel bisogno di stabilità di rapporti e durevolezza di situazioni che offre una marcia in più per riprendere verve e coraggio. Sì, più tempo ma per cercare cosa? Domanda che si intreccia con quelle che erano le prime parole che Gesù rivolge ai primi discepoli, Giovanni ed Andrea che si staccano dal Battista sul Giordano per seguirLo: “Che cosa cercate?”. In fondo tutto il Vangelo può essere letto così, come un continuo ripetersi - in mille modi, gesti e parole – della stessa domanda posta al cuore di chiunque Lo incontrasse, da Zaccheo alla Samaritana, dal lebbroso al giovane ricco, agli apostoli, ai nemici…che cosa cerchi? Che cosa desideri davvero? Un momento privilegiato, l’estate, per mettersi di fronte a questi interrogativi e usarli come chiave di lettura dei fatti che accadono davanti a noi. Ed aiutarci a scoprire la risposta tra le pieghe della vita. Magari inaspettatamente sotto un ombrellone o una passeggiata in montagna…