Editoriali

La ripartenza dell'umano

Non siamo così sicuri che la causa di questa crisi sia legata solo ed esclusivamente al Covid-19. In un dibattito nazionale organizzato dalla Confartigianato un relatore ricordava una verità con il tempo rimossa troppo facilmente e cioè che “siamo un Paese quasi fermo e senza desiderio da ben prima della pandemia”. Andiamo a rivederci i discorsi pre-Covid su una nazione rassegnata, spenta, senza speranza. Ovvero il punto più basso dell’umano, come ammoniva anche un certo Leopardi nel dire che “non che la speme, il desiderio è spento”. Ma da questa pesante ammissione bisogna pur ripartire. Anche trovandoci in un periodo di eventuali ferie. Sì, non sarà un’estate come le altre. Le abitudini sono un po’ saltate in quest’era di pandemia e sono mesi vissuti in uno strano intreccio di impegni da recuperare e pause forzate, ore d’aria, “zoomate”, vacanze (per chi le ha) e lavoro (per chi non l’ha perso), all’ombra di una situazione che resta difficile. Ripartire, dicevamo. Non è una parola chiave, la ripartenza, ma è quella che esprime meglio l’urgenza di un cammino e consente di non vedere i danni del lockdown come un comodo e tragico alibi. Il virus è stato un evento inatteso che ha spezzato la nostra routine: ha portato malattia, lutti, paura, recessione. Ma come tutti gli eventi inattesi e dolorosi ha dato anche la possibilità di una reazione positiva, di una scossa, di un tentativo di cambiamento. I medici, gli infermieri di fronte a questo nemico sconosciuto hanno moltiplicato le forze provando di tutto per trovare una cura, gli imprenditori stano cercando di inventarsi qualcosa per salvare le proprie aziende ed i posti di lavoro. Sono piccoli modelli, ma vanno guardati perché ci permettono di conservare un filo di speranza. Che non significa fingere di credere che tutto andrà bene. Bensì guardare avanti sapendo che ciò che stiamo vivendo avrà sicuramente un senso. Li definiamo modelli, perchè si tratta di persone che non hanno solo sperato, ma anche amato: il prossimo incontrato in ospedale, il proprio lavoro, il futuro dei figli. Il Covid-19 è arrivato imprevisto in un paese forse sazio, ma senza più grinta, senza più voglia, senza più fiducia. In una poesia Eugenio Montale scriveva: “Un imprevisto è la sola speranza. Ma mi dicono che è una stoltezza dirselo”. E’ invece stolto arrendersi, vivere quello che abbiamo vissuto con il Covid senza cogliere la possibilità che ci ha dato. Senza poter giocare la carta della libertà che in questa fase è decisiva. Perché l’estate è il tempo della libertà per eccellenza. Dentro il dramma vissuto e le prospettive non ancora serene, deve emergere ciò a cui teniamo davvero. I binari quest’anno sono più stretti e non è affatto detto che si possano seguire facilmente i propri progetti. Nel ripartire non c’è niente di automatico, né di volontaristico. Non basta aspettare gli aiuti ed i provvedimenti di qualcun altro, fosse anche chi ne ha la responsabilità. Ma non basta neanche moltiplicare gli sforzi ed illudersi di potercela fare da soli. Piuttosto la ripartenza sarà l’occasione per accorgersi se in questi mesi il nostro umano si è veramente ridestato. Per vedere se la libertà accetta fino in fondo la sfida di rispondere alla chiamata di una realtà mai così provocatoria. Se si muove per cercare strade nuove, per tessere rapporti inediti, per farsi domande non scontate. L’augurio di una speranza da coltivare e di un tempo da far fruttare, nonostante la tentazione di un… dolce far nulla, è il segno che vogliamo offrire ad ognuno di voi lettori, ricordandovi che torneremo in redazione lunedì 24 agosto per uscire nelle edicole ed arrivare nelle vostre case da giovedì 27 agosto. Vi aspettiamo, desiderosi di proporvi spazi di novità e contenuti di riflessione per aiutarci in questa attesa ripartenza.