Cultura

Creare un pacchetto localizzativo

L'imprenditorialità e il domani

L'imprenditorialità e il domani

Mario Bartocci, da tempo, è un analista che dimostra acume e obiettività. Ci fa piacere che un uomo d’esperienza e di lunga milizia in enti importanti, sia un nostro opinionista. Nella pagine del cartaceo del giornale, questa settimana troverete il suo contributo sul tema da me sollevato la scorsa settimana: come fare senza i Merloni, perché Fabriano non affondi in una crisi irreversibile? Bartocci ha ragione su ogni aspetto della sua puntualizzazione, specie quando afferma che la città si è adagiata sulla tutela merloniana e questo approccio è diventato un’abitudine che non ha pagato. Del resto nessuno poteva garantire che l’epopea sarebbe durata per sempre. Vorrei aggiungere ancora alcune riflessioni. Parlando qualche giorno fa con l’ex sindaco Roberto Sorci, io che non provengo dal mondo industriale ma che osservo il declino di Fabriano da cittadino comune, concordavo sul fatto che il futuro della città sarà economico-imprenditoriale. Cultura e turismo possono costituire un corollario per individuare il luogo, per localizzarlo geograficamente nel mondo. Costruire un nuovo processo si può con un pacchetto localizzativo di accesso alle imprese industriali e artigianali. L’internazionalizzazione dei mercati e degli investimenti ha avuto tra le dirette conseguenze quella di intensificare la competizione tra aree geografiche, stimolando gli attori della vita economica e politica ad impostare vere e proprie strategie di “marketing d’area” che hanno come obiettivo quello di migliorare l’attrattività del territorio nei confronti degli investitori esterni. In un contesto di concorrenza sempre più intensa, le imprese ricercano quelle aree che, in virtù delle peculiarità socio-economiche, territoriali, infrastrutturali, finanziarie e politiche, sono in grado di offrire convenienze localizzative sia in termini di maggiori ricavi, sia di minori costi di gestione, sia di risparmio sugli investimenti e sui costi di start up (grazie, ad esempio, alla possibilità di ottenere incentivi pubblici o condizioni creditizie particolarmente favorevoli). Fabriano non continuerebbe a produrre solo cappe ed elettrodomestici, ma altri prodotti materiali e immateriali. Siamo residenziali per vocazione, ma possiamo convincere qualche non fabrianese a venire qui. La trasformazione del territorio in area di crisi complessa ci aiuterebbe notevolmente. La risposta ulteriore ce la offrì, più di dieci anni fa, Vittorio Merloni in un incontro al Teatro Gentile (che ricordo benissimo). Cosa fare, appunto, oltre la logica del distretto (quindi senza i Merloni)? Produrre servizi che vadano dalla progettazione alla gestione dell’assistenza, alla domotica (della quale, purtroppo, si sono perse le tracce). Il piccolo è bello, ma solo se fa rete. La responsabilità collettiva dei fabrianesi sta nell’utilizzare le grandi industrie rimaste per allacciare rapporti internazionali, per abbattere confini reali e mentali. Un volano per cambiare: ma saremo in grado, finalmente, di riciclarci?