Cultura

La politica promuova i giovani

I giovani e la politica

I giovani e la politica

La città non si riprende dalle secche: quante volte, fino alla nausea, abbiamo ripetuto il mantra? E quante volte, forse irragionevolmente, abbiamo accusato la politica che non sempre, specie a livello locale, può trovare i mezzi necessari per dare impulsi e risposte? Su un fatto, però, bisognerebbe riflettere. E’ giusto che vengano distribuiti ruoli pubblici ai pensionati, in una fase così decadente, dove un terzo della popolazione in età lavorativa resta mestamente a casa? Non stiamo parlando di rottamazione, ma di ricambio generazionale. Le nuove esigenze della popolazione possono essere meglio interpretate dai 40-50enni che non dai 60-70enni, ne siamo convinti. Andrea Bonanomi, su “Avvenire”, commentava le elezioni del 4 marzo con la partecipazione dei giovani alle urne superiore alle attese. Sono quindi andati a votare, nonostante un trend in forte decrescita negli ultimi anni e una disaffezione verso la politica in continuo incremento. L’affluenza è stata di poco superiore al 70%, assolutamente in linea con le altre fasce della popolazione. Nei mesi precedenti le elezioni, i segnali erano di grande malcontento: emergeva però più forte l’indecisione che la voglia di astenersi, predominante la disillusione che il disinteresse. Scrive Bonanoni: “Molti si sono pronunciati non tanto dettati da una reale convinzione ma mossi da un’insoddisfazione verso un Paese che continua a lasciarli ai margini. E quindi, per molti, il voto non è stato espressione reale di cosa vogliono, quanto più un segnale di quello che non vogliono più, ovvero un’offerta e un sistema politico che in questi ultimi anni non ha parlato con loro, non ha parlato di loro e non li ha fatti parlare”. Il punto è che i giovani dovrebbero impegnarsi di più nella politica attiva proprio per rovesciare le sorti di una città e di un paese dove vivere è diventato difficile. Toccare le corde dei giovani, in politica, significa dare loro spazio nelle amministrazioni, nei consigli comunali, nei ruoli dirigenziali degli istituti e degli enti. Proporli e concedere fiducia nel loro operato. I politici degli anni Ottanta, Novanta e Duemila abbiano l’umiltà di rimanere nelle retrovie, di non sentirsi inamovibili, più capaci, più preparati. Abbiano anche il coraggio di riconoscere i loro errori, le loro manchevolezze, che ci sono stati eccome. Nessuno si senta Spider Man. E’ anche il caso di dire: cambiamo gli uomini. Forse in molti, nell’elezione del sindaco di Fabriano Gabriele Santarelli, hanno sottovalutato proprio il dato anagrafico. Non si può stare in politica tutta la vita.