Cultura

L'ospedale Profili: scontro di territorio?

Il nostro ospedale

Il nostro ospedale

Leggo sul “Corriere della Sera”, a firma di Milena Gabanelli, che un ospedale di fama internazionale come il Rizzoli di Bologna, per anni unico in Europa per l’ortopedia e la cura delle neoplasie ossee, sta perdendo molti medici che confluiscono in nosocomi privati. Il richiamo a ciò che sta accadendo a Fabriano è perfino inevitabile, anche stando alle recenti dichiarazioni del sindaco Santarelli che alza la voce di fronte all’eventualità di un ridimensionamento del nostro presidio, uno dei pochi dell’entroterra marchigiano con un’utenza ragguardevole. Sul cartaceo monitoriamo la situazione del Punto Nascita, che ha provocato l’alzata di scudi di molti concittadini e non solo della politica locale. Ma cosa sta realmente succedendo nella sanità pubblica italiana, per decenni considerata un modello efficiente e da imitare? L’unità di crisi, per fare una battuta, sembra allocata propri negli ospedali. La verità, a quanto sembra, è che negli ultimi anni si sta diffondendo la figura del libero professionista che cresce nella strutturazione di nuovi servizi. Nell’attuale panorama sanitario, contrassegnato da difficoltà economiche, contenimento delle spese sanitarie, tagli e blocchi, il libero professionista è una risposta per i nuovi emergenti, da intendere come opportunità e sfida del lavoratore stesso. La possibilità di esercitare la libera professione è diventata un’opportunità alla quale anche molti infermieri ricorrono (solitamente chi lavora nel privato è chi ha un’esigenza economica urgente). Il rischio è che si vada, di fatto, verso la privatizzazione della sanità. Staremo a vedere cosa succederà al Profili di Fabriano, dove non ci sono mai state voci ufficiali dal di dentro, dove la dirigenza anconetana e la stessa Regione Marche raramente fanno sentire la loro voce. Per un giornalista è difficile, se non impossibile, interloquire con chi di dovere. Non è un caso che si sia pensato ad un’eventuale annessione con l’Umbria e non più con il capoluogo anconetano. Il primo cittadino lamenta il trasferimento del reparto di Senologia a Senigallia e le carenze in organico, mentre a Jesi i dipendenti sarebbero in sovrannumero. Mancano pediatri e anestesisti. E’ la vigilia di uno scontro acerrimo di territorio, o siamo di fronte all’esigenza di modificare il quadro generale, guardando serenamente alla vicina Perugia, a Branca, dove i primari opterebbero per un ampliamento delle strutture della zona montana?