Cultura

Fabriano non è razzista

Un gruppo di immigrati

Un gruppo di immigrati

Si sente parlare di razzismo, xenofobia, populismo, fascismo, sovranismo, nazionalismo: correlativamente di paura, prepotenza, intolleranza, grettezza. Lo dicono gli anti-leghisti, coloro che si oppongono a Matteo Salvini, Ministro degli Interni. Gli italiani lo premiano e il suo partito, stando ai sondaggi di qualche giorno fa, rispetto al 4 marzo, giorno del voto, sarebbe pressoché raddoppiato numericamente. Anche a Fabriano e nel comprensorio la Lega ha ottenuto un buon riscontro ed è probabile che abbia moltiplicato i consensi. Vivo qui da cinquant’anni e mi chiedo se il diverso sia il leghista, chi vota un altro partito, o chi non va a votare. Fabriano è razzista, xenofoba, populista, fascista, sovranista e nazionalista? Non credo affatto che la mia città sia degenerata, ma non credo neppure che gli oppositori di Salvini possano parlare rivolgendosi alla popolazione attraverso connotazioni che in larga parte andrebbero verificate. Un problema molto sentito della gente sta nella questione degli immigrati, spesso irregolari. Lo sento dire al bar, nelle sale d’attesa, negli uffici. Ma ci sono anche altri temi: la sicurezza, la sanità, le pensioni, la formazione. La disoccupazione, da noi, conta più dell’ondata irrefrenabile degli extracomunitari che arrivano nelle Marche. Ma non ci sono risposte concrete e gli animi si inaspriscono. Si litiga all’interno dei partiti dove si parla di correnti, di leader, di rifondazioni: sono aspetti intestini che non interessano, di fronte ad una società cambiata radicalmente. Allora, in Italia come a Fabriano, che cosa dovremmo fare? Semplicemente dialogare senza barriere ideologiche e antipatie precostituite. Spesso chi dà del razzista all’altro, è l’altra faccia di chi si chiude con presunzione. Sarebbe da applicare il principio evangelico come un dettato della Costituzione. Sosteneva Norberto Bobbio: “La prima condizione perché il dialogo sia possibile è il rispetto reciproco, che implica il dovere di comprendere lealmente ciò che l'altro dice”. A volte, si fa fatica anche ad immaginare un dialogo sereno, un ascolto senza interruzioni, senza alterazioni della voce, senza il desiderio di prevalere con uno spirito di sopraffazione.