Dialogo

L'arrivo di Arcelik alla Whirlpool

Nove anni fa, la grande Indesit di Vittorio Merloni diventava una provincia dell’impero Whirlpool; un’altra bandiera “straniera” si aggiungeva alle altre che, pur in modo meno evidente, sventolavano sul panorama industriale di Fabriano e dintorni. Fu, come si può immaginare, uno shock per la nostra comunità, che peraltro venne assorbito in tempi relativamente ragionevoli, di fronte al fatto che si mantenevano sul territorio, in buona sostanza, fabbriche e occupazione, sia pure con qualche riorganizzazione e “aggiustamento”. Restava, certo, l’incognita di scelte di governance che sarebbero comunque state decise altrove e svincolate dagli interessi del territorio, quali, peraltro, ci si potevano aspettare da una multinazionale estranea alla storia e alla geografia da cui la Merloni era nata e sviluppata. Di questa incognita, in alcuni casi, i lavoratori hanno dovuto pagare pegno, costretti a subire decisioni che li riguardavano, ma formulate altrove e lontano. Nella circostanza dell’acquisizione da parte di Whirlpool, esprimemmo su queste pagine la sensazione che si stesse esaurendo quel modello di impresa di cui Aristide Merloni fu il più insigne protagonista per buona parte del Ventesimo Secolo, e cioè il modello di una impresa che nasce e si sviluppa con uno stretto legame con il territorio, di cui è espressione non solo economica ma anche sociale e culturale. Questa sensazione è stata ampiamente confermata in quest’ultimo decennio. Tanto per fare un esempio vicino a noi, alla “deteritorializzazione” di Indesit, acquisita da Whirlpool, fa da parallelo la vicenda di successo di quella parte per così dire “vincente” del sistema Merloni che, pur mantenendo i legami con la sue origini storiche, si muove oramai su territori più diversi e su orizzonti più ampi. Questo è quanto; non si tratta, comunque, di rincorrere un passato glorioso che non ha possibilità di essere recuperato, ma piuttosto di accettare il confronto inevitabile con i tempi e le situazioni in continuo, profondo mutamento. E un mutamento, forse più profondo di quello che potremmo aspettarci, almeno per quanto ci riguarda da vicino, si sta preparando proprio in questi giorni. L’impero Whirlpool - per restare nella metafora di cui sopra - sta cedendo poteri e territorio ai turchi della Arçelik, i quali, a quanto pare, hanno maggior successo di quello che ebbe cinquecento anni fa Solimano il Magnifico quando tentò, invano, di conquistare Vienna. In termini finanziari e societari, Whirlpool e Arçelik costituiscono una nuova società, a netta maggioranza di quest’ultima (75%), per sviluppare la presenza operativa nel settore dei grandi elettrodomestici nell’area Emea, che comprende i mercati europei, medio-orientali e asiatici. In termini pratici e concreti, Whirlpool si ritira dall’area suddetta come produttrice di grandi elettrodomestici e passa la mano ad Arçelik. A voler interpretare la cosa in termini di strategia globale, la mossa si potrebbe collocare in quel processo di orientalizzazione di un settore dal quale l’industria europea si sta da tempo sfilando, per cedere il passo non tanto ai grandi gruppi diversificati dell’Asia, che di fatto dominano il mercato, quanto a imprese medie e grandi con sedi in Polonia, in Romania e, per l’appunto, in Turchia. Quanto a prevedere le conseguenze di questo evento sull’area di Fabriano e dintorni, occorre tener conto, in primo luogo, che cambia uno dei soggetti principali cui fare riferimento per l’occupazione e gli investimenti produttivi; è prematuro prendere posizione in materia ma è opportuno, come già sta avvenendo, che sindacati e politica si mettano in uno stato di grande attenzione. Teniamo presente, in primo luogo, che in qualunque confronto si aprisse ci troveremmo a trattare con un gruppo industriale di circa ventimila dipendenti e undici stabilimenti, alcuni dei quali collocati a distanza relativamente breve da noi, come quelli in Romania. E teniamo presente, anche, che restano, anzi si rinnovano da capo, i problemi connessi con una governance lontana dal nostro territorio e quindi meno contattabile come soggetto di interlocuzione o di trattativa. A fronte dei possibili problemi cui abbiamo fatto cenno, avremo per contro il vantaggio di poter veicolare, attraverso i numerosi marchi del Gruppo Arçelik e in mercati relativamente nuovi, l’esperienza e la qualità maturate in cinquanta anni di attività di Indesit, in particolare in alcune linee di prodotto. Inoltre, più come auspicio che come proposta, la Arçelik potrebbe valutare l’opportunità di collocare qui, in posizione più vicina all’Europa continentale e più centrale nel Mediterraneo, un suo polo direzionale, ampliando certamente la sua visione strategica e la rapidità delle decisioni. Sarebbe, per così dire, un recupero, almeno parziale, dell’idea di impresa legata al territorio. In conclusione, l’anno nuovo è iniziato per il territorio fabrianese con questa importante vicenda che segna nuovi equilibri imprenditoriali e nuove opportunità da cogliere; ci auguriamo che siano un primo segnale del rilancio che tutti attendiamo.

Mario Bartocci