Dialogo

Da una crisi all'opportunità

L’Azione si è occupata con articoli passati delle opportunità che il Recovery Fund offre per il territorio delle aree interne, evidenziando che è un’opportunità “che non si può perdere”, partendo “dalla convinzione che l’Appennino può essere un esempio avanzato di economia sostenibile, di benessere e soprattutto di innovazione, dobbiamo vederlo come una vera e propria ripartenza per un futuro immediato, per rendere l’industria del turismo più attiva, per rafforzare la trasformazione verde”. Concetti nuovi e pienamente condivisibili, specie in questo momento di crisi da pandemia Covid, ove si devono abbandonare le polemiche per passare a proposte concrete, a strategie di sviluppo per i territori montani, prima che sia troppo tardi, approfittando di questa occasione unica del piano di Recovery Fund. Occorre uscire dalla logica dell’emergenza, come ha evidenziato in una recente intervista il Presidente dell’Uncem (l’Associazione Nazionale che riunisce i Comuni e gli Enti Montani, che costituiscono il 54% del territorio italiano e comprendono circa 3.400 Comuni con dieci milioni di abitanti). Ha detto il Presidente dell’Uncem: “Dobbiamo sfruttare l’enfasi di questa vicenda per costruire nuove strategie di attenzione, abbiamo presentato al Governo un documento con le nostre proposte per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), occorre investire fondi e programmare azioni specifiche sugli assi della sostenibilità e della innovazione, perché generare crescita nei territori rurali e montani va a vantaggio di tutti” (in “Famiglia Cristiana” n°9/2021). Vediamo cosa chiede l’Uncem al Governo nel documento presentato nel novembre 2020 in vista della presentazione del P.N.R.R. per l’accesso alle risorse europee del Next Generation UE (Recovery Plan): 1° Infrastrutture digitali: il Piano Nazionale Banda Ultralarga deve rispondere alle esigenze dei territori marginali, per collegare in rete tra loro i Comuni e consentire adeguata connettività per telemedicina, teleassistenza, teledidattica e tele lavoro; 2° Green Economy: valorizzare i “capitali naturali” dei territori montani, con interventi e risorse opportune per la manutenzione delle aree forestali e per la mitigazione del dissesto idrogeologico; 3° Valorizzazione dei borghi: far incontrare domanda e offerta di nuova residenzialità nei borghi appenninici, non solo come destinazione turistica (con incentivi per nuova residenzialità, commercio, piccole imprese, ecc.); 4° Livelli essenziali delle prestazioni assistenziali: servono cambiamenti sostanziali nell’offerta dei servizi, con lo slogan “Una ambulanza e un medico (e un pediatra) di base in ogni Comune”; 5° Compensazione e perequazione territoriale: l’Uncem ritiene prioritario introdurre misure compensative e perequative regionali a favore delle zone montane (fortemente penalizzate da un minore e scarso gettito erariale e aventi maggiori costi per la gestione dei servizi) attraverso un sistema di detrazioni e incentivi, di fiscalità differenziata per territori; 6° difesa del suolo e messa in sicurezza dei territori, attraverso provvedimenti per la qualificazione del patrimonio forestale e la gestione attiva del bosco e delle filiere del legno, per la valorizzazione dei servizi ecosistemici ambientali, per i piani di manutenzione ordinari del territorio gestiti dagli Enti Montani in accordo con le rispettive Regioni; Riassumendo il senso di queste proposte, il Presidente dell’Uncem ha detto che “occorre trasformare la crisi in opportunità” anche dando piena applicazione alle leggi per la montagna che già esistono, quali la 158 del 2017 sui piccoli Comuni, la 221 del 2015 che promuove le misure di green economy, il Testo Unico in materia di Foreste e filiere forestali (tra i più avanzati d’Europa) usando bene i fondi europei e coinvolgendo gli Enti che rappresentano le Comunità insediate nelle aree montane. Per superare le sperequazioni territoriali che penalizzano la montagna, ha aggiunto, “occorre superare in fretta due gravi ritardi: il digital divide, che non consente adeguata connessione digitale nelle aree montane e la mancanza di strumenti fiscali differenziati, che penalizza i territori dei piccoli Comuni e crea la desertificazione della montagna, che va affrontata e risolta anche con queste leve”. Va detto che recentemente anche l’Uncem Marche (sezione Regionale dell’Uncem nazionale) si è mossa su questo terreno ed ha prima inviato (settembre 2020) una piattaforma in dieci punti per l’Agenda di Governo della legislatura regionale (visibile nel sito Uncem Marche) e poi ha formalizzato una precisa proposta per incentivare chi va a vivere in montagna, con l’istituzione di un fondo e l’emanazione di un bando per favorire la residenza in questi territori. Uncem ha inviato una lettera a tutti i Presidenti delle Regioni Italiane chiedendo di individuare a livello regionale degli specifici “incentivi per gli insediamenti nelle zone montane”, come ha fatto nei giorni scorsi, con uno stanziamento e un bando ad hoc, la Regione Emilia-Romagna. “Nella legge sui piccoli Comuni 158/2017, come già nella legge nazionale sulla Montagna, la 97/1994, sono individuate forme di sostegno a coloro che vogliono trasferirsi in un borgo – scrive il presidente Uncem - che dichiara di apprezzare l’impegno di alcune Regioni nell’aver previsto, proprio negli ultimi giorni, risorse da investire su questo fronte. Si segnala dunque l’opportunità, incoraggiata da tanti Comuni montani, di individuare a livello regionale degli specifici incentivi per gli insediamenti nelle zone montane, in attuazione di quanto sancito dall’articolo 19 della legge 97/1994. Ciascuna Regione, sulla base delle proprie caratteristiche, al fine di favorire il riequilibrio insediativo e il recupero dei centri abitati di montagna, potrebbe individuare risorse e concedere contributi sulle spese di acquisto e ristrutturazione di immobili da destinare a prima abitazione, a favore di coloro che trasferiscono la propria residenza e dimora abituale. L’attuazione di una misura del genere sarebbe particolarmente importante in questa fase storica, nella quale le zone montane, i borghi delle Alpi e dell’Appennino, diventano luogo nel quale vivere e lavorare, anche grazie allo smart-working in condizioni più favorevoli rispetto alle aree urbane”. L’Uncem rileva infine “quanto sia importante il lavoro che si sta compiendo all’interno degli Stati generali nazionali della Montagna per agevolare percorsi virtuosi rispetto alle agevolazioni all’insediamento nei territori montani, nonché a forme di fiscalità peculiare e differenziata per le imprese e le comunità che tengono vive, a vantaggio di tutto il Paese, le zone montane, oltre a metà della superficie dell’Italia”. Occorre dunque restituire alla montagna marchigiana un ruolo da protagonista, resistendo allo spopolamento, all’incuria ed alle calamità, con un insieme di strategie di recupero e rigenerazione sostenute da adeguate politiche per la montagna inclusive e ad alto tasso di innovazione. Attendiamo segnali concreti in tale direzione da parte della Regione Marche.

Elvio Massi