Chiesa

Cartai in festa

Immagine dello stendardo

Immagine dello stendardo

Dal 3 giugno del 2016, per volontà di papa Francesco, il 22 luglio, in tutte le chiese si celebra l’eucaristia in onore di Santa Maria Maddalena. In tutte le chiese, ma in alcune - non tante da quello che sono riuscito a verificare - con più solennità delle altre, per particolari motivi storici e devozionali. Tra queste, in prima fila, c’è la chiesetta della Pia Università dei Cartai in Fabriano, dedicata a Santa Maria Maddalena. La tradizione è antichissima. A metà del ‘400, il Comune di Fabriano dichiarava che il 22 luglio era giornata festiva, perciò guai a chi fosse stato sorpreso a lavorare: veniva multato. Verso la fine del ‘400, quindi dopo che il Comune fabrianese già venerava solennemente la Santa, il miracolo dell’operaio uscito indenne da sotto la pressa (testimoniato dall’ex voto del 1499) “infervorò” la devozione, scrive il Sassi, e portò la Santa a essere dichiarata protettrice dei cartai fabrianesi. Nella fedeltà alla tradizione e alla storia, la festa si ripeterà anche quest’anno, lunedì 22 luglio con una breve sosta nella chiesetta, alle 17.15, e poi con la celebrazione eucaristica nella chiesa parrocchiale di san Giuseppe Lavoratore alle 18.30, presieduta dal vescovo emerito Mons. Giancarlo Vecerrica. Ma come si è sorto questo legame tra la donna del Vangelo e la carta? Rimane viva e senza una risposta certa la domanda che si poneva anche il Sassi. Non essendoci “prove” concrete, ma essendo provato il sicuro e antichissimo legame, si può argomentare con la fantasia. L’attuale chiesetta in origine era un ricovero per pellegrini e viandanti e probabilmente per malati: un luogo di accoglienza e ospitalità. In questi ambienti non mancava mai la devozione alla donna del vangelo che Gesù aveva accolto nel suo gruppo, dopo averla liberata da “sette” (tutti quelli possibili!) demoni, e che perciò aveva dovuto affrontare gravissime situazioni dolorose. Chissà se il legame non sia sorto perché, uscendo dalle mura della città per scendere giù nel fiume, dove stava nascendo la carta, passando davanti all’ostello, gli operai trovavano usuale fare una sosta nella chiesa, dove sicuramente c’erano immagini che raccontavano la vita della santa? Vita interessante e suggestiva, perché a quei tempi, come fino al Concilio Vaticano II, Maria Maddalena veniva identificata con la prostituta che nella casa del fariseo aveva lavato con le lacrime i piedi di Gesù e asciugati con i capelli (Lc 7,36-50); anche con un’altra Maria, quella che a Betania insieme alla sorella Marta ospitava spesso Gesù (Luca 10:38-42), e che sei giorni prima del suo arresto gli aveva profumato i piedi con “una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso”, asciugandoli poi con i capelli (Giovanni 12,1-8). Non basta, papa Gregorio Magno, nel 591, basandosi su alcune tradizioni orientali, in un suo sermone l’aveva identificata anche con l’adultera perdonata da Gesù (Gv 8,1-11). Messe insieme, tutte queste storie componevano una vicenda suggestiva, da romanzo, da stimolare la fede ma anche la fantasia. Infatti i vangeli apocrifi e le leggende popolari hanno attribuito mirabolanti vicende a Maria di Magdala, la donna coraggiosa rimasta sotto la croce con la madre di Gesù, e la prima a incontrare il Signore risorto. Nella chiesetta di Santa Maria Maddalena, rimessa a nuovo dopo l’ultimo terremoto, grazie alla generosità dell’ingegnere Alessandro Fedrigoni, oltre alla magnifica Maddalena penitente del Gentileschi, si possono ammirare opere di minor valore artistico, ma ugualmente interessanti, che illustrano gli episodi delle “tre Marie”, attribuiti alla protettrice dei cartai fabrianesi. Nella sagrestia sono conservati anche l’ex voto (un dipinto che ricorda il miracolo) del 1599, e lo stendardo del ‘700. d. Tonino Lasconi