Dialogo

Da Madrid un saluto a Fabriano

La nostra famiglia si è trasferita due anni fa a Madrid, adesso viviamo questa pandemia adattandoci alle misure sanitarie che il Governo spagnolo ha decretato, lo facciamo come voi, per la nostra salute e quella di tutti. Dalle nostre mura, vediamo Madrid solo attraverso il telegiornale, i numeri dei morti sono spaventosi e le scene che vediamo sugli schermi ci fanno convincere sempre di più che la migliore cosa è uscire il meno possibile, tanto è che solo dopo 12 giorni solo un membro della famiglia è andato a fare la spesa con le adeguate precauzioni e in orario di poco affollamento, poi il rientro a casa e la disinfezione di buste e confezioni oltre ai vestiti usati per l’uscita, ma tutto questo anche se sembra folle è quello che secondo noi dobbiamo adottare come abitudine, soprattutto in questo periodo. I nostri ragazzi di 10 e 14 anni hanno iniziato le loro lezioni online che vedo migliorare di volta in volta, loro studiano nella scuola statale italiana di Madrid gestita interamente dall’Italia e con dei professori italiani, trasferiti per un determinato periodo, che in questi momenti fanno il possibile per adattarsi alle nuove tecnologie e anche vivendo un doppio dramma, quello di essere lontano dai suoi cari e il fatto di vivere da soli il confinamento, comunque danno il meglio di loro e trattano con tutti i mezzi per fare le lezioni il meglio possibile, donando ai ragazzi una parola di sostegno in ogni lezione. La nostra quotidianità, trascorre serenamente, con gli alti e bassi nella norma, ma niente che non ci faccia riflettere e rivedere ogni volta i “limiti” che dobbiamo definire singolarmente e come famiglia. Uno dei limiti auto-imposti è aver stabilito un’oretta e mezza, mattina e pomeriggio, nel quale non si usa nessun apparecchio elettronico, l’abbiamo chiamato “fermo schermi” e lo rispettiamo tutti e 4; un altro momento è il corso cucina pomeridiano che è molto richiesto, sarà per l’importanza che come famiglia diamo al buon cibo. Dopo questo periodo di quarantena siamo sicuri che come famiglia ne usciremmo arricchiti, non per tutti i ciambelloni e pietanze fatte in questi giorni, ma perché avremmo imparato a fare team più che mai, avremmo capito che le distanze non sono una barriera per mantenere i parenti più vicini, per continuare a far crescere un’amicizia, ma soprattutto perché avremmo imparato a continuare a vivere con la stessa gioia tra le nostre mura. Gioia che non ha bisogno di strutture, di paesaggi per esprimersi ma bensì di sentimenti. Un saluto affettuoso a tutta Fabriano, terra dove abbiamo cresciuto la nostra famiglia e dove ancora rimangono vivi dei legami fortissimi con degli amici che son diventati per noi, la nostra famiglia e soprattutto con Daniele Giaccotto, mio figlio.

Valerio Giaccotto