Dialogo

Ancora disagi al cimitero

Chi scrive è uno dei tantissimi loculi del cimitero di S. Maria, del reparto 8, quello chiuso da oltre un anno, che si trova proprio davanti alle fioraie. Questa collocazione acuisce ancor di più il mio malessere. Ogni benedetto giorno infatti, immancabilmente, mi chiedo: “Perché io e gli altri miei simili, sventurati, non possiamo ricevere una carezza floreale da parte dei nostri cari? Quanto questi saranno angosciati perché non possono venire a trovarci, non per la pandemia, bensì per l’incuria, per l’insensibilità di chi dovrebbe risolvere i problemi legati all’inagibilità della struttura che fa da supporto alla nostra esistenza? Che male abbiamo fatto noi, a cui è riservato un trattamento diverso dagli altri loculi presenti nel nostro cimitero?”. D’accordo, per chi ha la fede cristiana i corpi che noi conteniamo hanno un valore relativo, ma le periodiche visite costituiscono per tutti i nostri cari un’esigenza che corrobora quei legami affettivi duraturi. Non per niente, quando non si ritrova il corpo di qualcuno, sia esso scomparso volontariamente o sia stato fatto scomparire, mi dicono che in tv si sente qualche famigliare che implora di poter ritrovare il cadavere per dargli degna sepoltura, per consentire di portare almeno un fiore… A questo proposito un giorno, origliando, ho sentito due studenti liceali che mi passavano vicino e che parlavano di un certo Foscolo e di una sua poesia dedicata ad un’isola: Zacinto, se non ricordo male. Ebbene, come mi sono commosso nel sentirli accennare ad una possibile sepoltura del poeta, senza lacrime, non confortata dal pianto di persone care! A ripensarci, mi vengono ancora i brividi. È d’accordo con me, caro direttore, nel riconoscere che il grado di civiltà di una comunità si valuta anche dal modo con cui sono trattate le persone defunte? Allora cosa si aspetta a sanare questa situazione che fa sentire, noi loculi, una nullità? Dovremmo noi manifestare, scendere in piazza, magari con lo slogan “Fiori e opere di bene”? Lei capisce che non possiamo, siamo irremovibili! Perciò mi appello alle autorità competenti: se ancora alberga in voi un cuore aperto a tutti i defunti, e non solo ai vostri cari, al più presto ripristinate la nostra agibilità, magari rendendo il cimitero più curato, più bello. Chissà se, così, il neo assessore al Turismo non lo possa includere tra i percorsi consigliabili della nostra città? Eterni saluti.

(Per il loculo) Franco Rogari