Dialogo

Il futuro che vogliamo

Una precedente edizione del Premio Gentile

Una precedente edizione del Premio Gentile

Il titolo è decisamente ispirato, pensato dal direttore del Premio Gentile Galliano Crinella, ben prima che il 2020 cominciasse a srotolare tutte le sue numerose, nefaste, sorprese. “Il Futuro che vogliamo” porta in sé la fiducia della rinascita, la forza dell’innovazione, lo slancio della creatività, l’energia di chi resiste all’ impeto di eventi epocali, la responsabilità di assumere un impegno per cambiare le cose in meglio. E’ un titolo molto bello. Complimenti! Perché “La bellezza salverà il mondo”, faceva dire Dostoevskij al Principe Myskin ne “l’Idiota”. Abbiamo bisogno di tanta bellezza, visto che c’è tanto da salvare in questo mondo. L’Onu, nel 2015, ha redatto un’Agenda per lo sviluppo sostenibile, di grande bellezza, declinata in diciassette punti che includono il benessere delle persone, del pianeta e la prosperità. Ci sono ambiziosi obiettivi, quali sconfiggere la fame e la povertà, garantire la salute e il benessere, l’istruzione di qualità, la parità di genere, l’accesso all’acqua e all’energia pulita, ad un lavoro dignitoso che produca una crescita economica. L’individuo e la società devono interagire attraverso tempi e condizioni di vita eque, grazie allo sviluppo di imprese con innovazione e infrastrutture, mentre si riducono le diseguaglianze e si costruiscono comunità sostenibili, attente a consumi e produzione responsabili. Tutto questo nel rispetto dell’ambiente e della natura, con un forte impegno a contrastare i cambiamenti climatici; alla tutela della vita sott’acqua e sulla terra, mentre la pace e la giustizia sono garantite dalle istituzioni solide su cui vigila una solidarietà globale, attraverso la partnership per gli obiettivi. Chi ci ha seguito fin qui forse starà pensando che stiamo leggendo il libro dei sogni, vagheggiando “l’iperuranio”, mentre il morbo infuria, il PIL crolla e gli incendi divampano ovunque. Il presente che stiamo vivendo è ben lontano dal futuro che vogliamo, decisamente non è quello che era stato pensato. Come nel rovescio della medaglia è il Brutto, che ci dice molto sugli errori del passato e ci ricorda che senza una leadership in grado di fare programmi mettendo in equilibrio l’uomo, le sue attività economiche e la natura, prima o poi, ci troviamo di fronte a problemi di grande complessità che reclamano costi altissimi, anche in vite umane. Gli incendi che divampano in Amazzonia, in California, in Australia o nell’Oregon, i ghiacciai che si sciolgono, i mari pattumiera di plastica che avvelenano i pesci e le specie marine, sono infine il Cattivo. Per non parlare delle grandi migrazioni che muovono masse di milioni di persone. Semplicemente il cattivo esempio di una leadership che non c’è stata lasciando spazio a ciò che non si deve fare. La pandemia di Covid-19 è un ultimo, cattivo esempio di mancanza di programmazione, di strategie e una desolante assenza di leadership. In questi giorni le emergenze ci fanno vedere operosi manager delle unità di crisi impegnati a comunicare i protocolli di sicurezza; la leadership è un'altra cosa. E’ la visione e la forza di unire le strategie, di cambiare le abitudini e i comportamenti in tempi “tranquilli”, prima che la crisi scoppi, ben sapendo che arriverà. La leadership è la voce che “guida”, comunicando una verità anche dura e difficile, ma che educa; diversa dall’autorità’ che manipola l’informazione, contribuendo a polarizzare le opinioni della popolazione che tende a dividersi sugli echi che risuonano dai social media. C’è il bello di una generazione Z rispettosa dell’ambiente e decisa a curare il pianeta, molto più di quanto lo fosse la precedente. Una generazione che crede nella scienza e che è pronta a scendere in strada per contrastare le ingiustizie sociali ed economiche. Il 10 ottobre, sul palco del Teatro Gentile, avremo la possibilità di sentire direttamente da brillanti personalità che si sono particolarmente distinte nell’arte, nella ricerca, nella manifattura, nell’industria di alta specializzazione, delle loro intuizioni, delle scelte contro corrente, che hanno permesso di realizzare progetti industriali e personali. Scopriremo un denominatore comune, che è la ferma volontà di fare qualche cosa di bello, di cambiare in meglio per sé e per gli altri. Sono storie che ispirano, che danno fiducia, che alimentano la speranza che il rinascimento è sempre qualche cosa che irrompe elaborando la ricerca di nuove idee (creatività), il coraggio di intraprendere strade nuove (innovazione), la passione con cui si difendono le scelte (fiducia). Le soluzioni ai problemi complessi le possono trovare solo gli uomini, se hanno una visione solidale e globale, se mettono la volontà di impegnarsi a fondo per vivere in equilibrio e responsabilmente tra animali e ambiente.

Roberto Carmenati