Chiesa

Nel ricordo di don Pietro

Aveva una bella età il nostro don Pietro eppure il suo “passaggio” ha colto di sorpresa tutti noi. Non ce l’aspettavamo. La sua presenza nel presbiterio ha sempre costituito un punto di riferimento e di comunione. L’ho potuto conoscere solo negli ultimi anni della sua vita ed è stato per me un dono di cui ringrazio il Signore. Si è contraddistinto per la vivacità con la quale testimoniava il suo grande amore e la sua fedeltà alla Chiesa. Conosceva a memoria gli scritti di Trilussa e di altri autori italiani del ‘900 di cui era appassionato e spesso metteva questa sua conoscenza a servizio della comunione presbiterale dando vita a dei simpaticissimi momenti di ricreazione fra di noi. La scorsa estate a motivo di una necessità pastorale che si era venuta a determinare l’ho fatto temporaneamente parroco di “Sassoferrato Castello”. Scherzando gli dicevo: “caro don Pietro siamo entrati nel Guinness dei primati. Sei diventato parroco a novanta anni!” Andava orgoglioso delle comunità che il Signore gli ha dato di servire durante il suo percorso sacerdotale. Era un piacere sentirgli raccontare le tante esperienze vissute a Castelletta così come costatare la sua piena e convinta adesione ad una Chiesa espressione dello spirito del Concilio Vaticano II. Possiamo ben dire che don Pietro per le esperienze vissute era “custode” di un tempo che non esiste più, che appartiene al passato, come è in qualche modo della vita di tutti noi avanti con l’età ma rimane forte l’impressione che don Pietro è soprattutto “custode attivo” di un tempo che non passa, quello che è il frutto di una vita donata in risposta alla chiamata del Signore come testimone autentico della Sua parola. Il cielo e la terra passeranno ma le mie parole non passeranno (Mt 24,35). Grazie caro don Pietro.

+ Stefano Russo