Dialogo

Laboratorio di giornalismo con De Bortoli

Non potevano fare una scelta migliore, la dirigente scolastica Stefania Venturi e i colleghi docenti della scuola media Giovanni Paolo II, nel coinvolgere il direttore e saggista Ferruccio De Bortoli (Corriere della Sera, 1997-2003 e 2009-2015; Il Sole 24 Ore, 2005-2009) a tirare le conclusioni del progetto «Laboratorio di Giornalismo e Scrittura Creativa», svoltesi lunedì 6 marzo nell’aula consiliare del Comune di Fabriano. Ad accogliere l’illustre ospite, oltre alla Dirigente e ai docenti, il sindaco Daniela Ghergo, l’assessore alla Bellezza Maura Nataloni e l’ing. Francesco Merloni, che nel saluto rivolto agli studenti delle classi seconde, ha sottolineato l’importanza della crescita culturale come principale strumento per affrontare adeguatamente il «…mondo che va avanti correndo, badando sempre ad applicarvi e a scegliere la posizione che più vi appassiona, avendo chiaro che per avere successo occorrono la tenacia e la passione». De Bortoli non ha eluso alcuna delle domande che gli sono state poste, offrendo un saggio della sua indiscussa autorevolezza professionale e della sua capacità comunicativa. È partito delle sue umili origini, fino alla gavetta nel «Corriere dei ragazzi», dove conobbe il disegnatore Hugo Pratt (1927-1995) e lo scrittore Gianni Rodari (1920-1980). Giunto alla direzione del Corriere della Sera, ebbe in redazione alcuni dei mostri sacri del giornalismo italiano, come Enzo Biagi, Indro Montanelli, Oriana Fallaci, la quale, rompendo un silenzio di un decennio, nel 2006 scrisse un fantastico articolo, «La rabbia e l’orgoglio», in cui rifletteva sul drammatico assalto alle Torri Gemelle di New York dell’11 settembre 2001 da parte del terrorismo islamico … Con tali mostri sacri il direttore «non sempre è più autorevole dei propri giornalisti», ha detto De Bortoli, ritenendo anzi fondamentale in una redazione (come pure nelle imprese) il dibattito interno, il pensiero plurale, la deontologia… e tanta umiltà (sostantivo ripetuto più volte, come un mantra), una qualità che consente al cronista-testimone, privilegiato osservatore di grandi avvenimenti, di coniugare i valori costituzionali della libertà di espressione (art. 21) con i diritti soggettivi del diritto di cronaca, alla privacy e all’oblio, ma che consente anche con onestà intellettuale di porsi dei dubbi, di mettersi nei panni degli altri, di capire cosa c’è dietro un fatto, di andare alle fonti, ovvero, come diceva il secondo presidente della Repubblica italiana, Luigi Einaudi (1874-1961), di «conoscere per deliberare», mettendo in condizione chi legge di comprendere realmente cosa sta accadendo. L’illustre ospite ha raccomandato, altresì, ai giovani di seguire sempre il proprio stile, l’originalità, che si affina con l’esperienza, lo studio, il sacrificio, che poi sono l’unico modo per distinguersi dagli altri e che «avere successo nella vita significa solo fare bene il proprio lavoro, anche il più umile», sapendo altresì che quando si cade, ci si deve rialzare e bisogna riprovarci! Poi, che c’entra, ci sono esempi quasi inarrivabili di giornalisti (in realtà letterati prestati al giornalismo) che con il loro stile inconfondibile hanno fatto la storia di questa professione, come Dino Buzzati (1906-1972) e Tommaso Besozzi (1903-1964), famosi per gli incipit di due loro inchieste, rispettivamente, sul disastro della diga del Vajont, pubblicata sul «Corriere della sera» dell’11 ottobre 1963 («Immaginate un sasso che è caduto in un bicchiere colmo d’acqua…»), e sulla morte del bandito Salvatore Giuliano pubblicata su «L’Europeo» nel 1950 («Di sicuro c’è solo che è morto…»). Di molto altro ha parlato Ferruccio De Bortoli: sulla mafia, sull’intelligenza artificiale, sulla guerra nel cuore dell’Europa, sui nuovi fenomeni editoriali on line, sul nuovo protagonismo delle donne nella società contemporanea… ribadendo una sua convinzione su cui i docenti hanno molto lavorato in classe: «Nell’indifferenza etica crescono i pregiudizi, nell’ignoranza si cementano gli odi e i sospetti, nella perdita dei valori della cittadinanza, scritti mirabilmente nella Costituzione, fermentano i germi di nuove violenze. Il giornalismo deve essere in qualche modo portatore di valori». Per tutti i presenti, una utilissima lezione di cittadinanza attiva: ora speriamo che questi giovani partecipino, con i loro insegnanti, alla Giornata della Ricordanza fabrianese del prossimo 2 maggio!

Terenzio Baldoni