Cronaca

Disagio giovanile: quali risposte

“Disagio giovanile”: una parola abusata, a cui spesso però si fa fatica ad abbinare risposte concrete, anche per le tante sfaccettature del tema: ansie da performance a scuola e nella relazione con i coetanei e con i genitori, dipendenze da sostanze, ludopatia o dipendenze tecnologiche, l’isolamento strisciante che la pandemia ha esacerbato, e tante altre situazioni problematiche. Sul tema, lavorano tutti i giorni le operatrici e gli operatori dell’Ambito Territoriale Sociale 10, l’ente dell’Unione Montana che coordina i servizi sociali nei Comuni di Cerreto d’Esi, Fabriano, Genga, Sassoferrato e Serra San Quirico.

Ascoltare e fare esprimere: il contrasto al disagio giovanile a Fabriano

Per affrontare al meglio delle possibilità il disagio giovanile, bisogna anzitutto saper ascoltare i ragazzi, e le loro famiglie, e aiutarli a esprimere le loro passioni, ma anche le loro paure. Dalla promozione dello sport come modo di stare insieme e affrontare le sfide della quotidianità agli incontri con divulgatori nazionali sul gioco d’azzardo e le dipendenze tecnologiche, fino alle attività di affiancamento diretto alle famiglie e ai minori in situazioni problematiche. Solo nel Comune di Fabriano, sono stati 58, nel 2023, i minori seguiti dal Servizio di Educativa Domiciliare, e 7 quelli in situazioni di affido familiare, interventi temporanei che aiutano le famiglie in situazioni di grande difficoltà. Un grande sforzo è stato messo in campo anche per il sostegno ai minori inseriti in Comunità, che riguarda i casi più complicati e coinvolge attualmente 17 minori e 4 madri. Cruciale è anche il ruolo dei Centri di Aggregazione Giovanile, riaperti a Fabriano e Cerreto d’Esi con un programma educativo basato sull’ “educativa di strada”, l’incontro diretto coi ragazzi nei loro spazi (dal parco ai bar), l’ascolto di ciò che li interessa o preoccupa, e la relazione con la comunità, coinvolgendo l’associazionismo.

Prevenire il disagio: la comunità educante

L’azione di contrasto al disagio giovanile è anche un’opera di prevenzione, che parte fin dall’infanzia: ed ecco il ruolo di attività come il progetto P.I.P.P.I., promosso dal Ministero delle Politiche Sociali, per sostenere le famiglie nella loro azione di educazione e nello sviluppare una relazione positiva con i figli, e il Coordinamento Pedagogico Territoriale, che mette insieme tutti i soggetti del territorio che si occupano di bambini fino ai 6 anni. La chiave è quindi costruire attorno a ragazze e ragazzi una rete che queste speranze e dubbi li possa raccogliere. Una vera e propria comunità educante, in cui tutti, dai genitori agli enti pubblici passando per le scuole e il volontariato, sono decisi a prendersi cura dei più giovani. E proprio per costruire questa Comunità Educante nel nostro territorio, partirà a breve nel nostro territorio un progetto con il Gruppo Abele.

Il Gruppo Abele, da sempre accanto agli ultimi

Il Gruppo Abele è l’onlus fondata da Don Luigi Ciotti: da sempre a fianco di chi soffre, si occupa di tossicodipendenza, spazi di ascolto e orientamento, disagio giovanile, progetti di aiuto alle vittime di tratta e ai migranti, cooperazione internazionale e un consorzio di cooperative sociali che dà lavoro a persone con storie difficili alle spalle. Dall’esperienza del Gruppo Abele, sono nate o cresciute realtà come il Cnca, Coordinamento nazionale Comunità di Accoglienza, la Lila, Lega italiana lotta all'Aids, e anche Libera, la rete attiva nella lotta alle mafie: al centro di tutte le sue attività, la volontà di costruire una società capace di promuovere, attraverso la corresponsabilità, la libertà e la dignità di ogni persona. L’ispirazione per il progetto nasce dal patrimonio di dati ed esperienze raccolto con “Janus-Le radici della resilienza”, il progetto tramite cui Ambito e associazioni di volontariato hanno sperimentato modi più leggeri e vicini alle persone di intervenire sul sociale (come un’app per richiedere l’intervento dei servizi). Dal progetto, è emerso come quello montano sia un territorio molto frammentato, ma ricco di energie e risorse che possono essere mobilitate. Il progetto per Fabriano include tre interventi: sono già partiti 10 focus group, rivolti ai giovani e agli educatori del territorio, con cui raccogliere i bisogni della comunità. Seguirà un percorso di formazione sul disagio giovanile per insegnanti e educatori, e una progettazione di interventi.

Tre incontri di formazione per insegnanti e educatori sul disagio giovanile

Per sostenere insegnanti e educatori, sono già stati programmati 3 incontri di formazione che si svolgeranno alla Sala Consiliare dell’Unione Montana. Il 12 giugno, dalle 9 alle 13, si parlerà di “Corpo, affettività e sessualità”: la crescita in adolescenza è trasformazione non solo psichica ma anche corporea. È difficile familiarizzare con il proprio corpo che si trasforma, con le pulsioni e le eccitazioni che lo abitano, con il proprio mondo affettivo e sessuale. A intervenire sul tema, sarà la psicoterapeuta Angela La Gioia. L’11 luglio, sempre dalle 9 alle 13, sarà l’antropologo Ivan Severi a parlare di dei “Giovani tra marginalità, violenza e insicurezza”: nel cominciare a prendere le misure con l’ambiente e con il mondo, i ragazzi sono chiamati a riconoscere e gestire la loro impulsività, a differenziare una sana assertività da una pulsione distruttiva e autodistruttiva, a esplorare e allenare la loro emotività. A chiudere il ciclo, l’educatore Lorenzo Camoletto il 27 settembre dalle 9 alle 13, con “Giovani e comportamenti a rischio”: l’attitudine giovanile ha una componente essenziale di esplorazione, di capacità di mettersi in gioco e di sperimentare potenzialità e limiti di ogni esperienza. Il rischio è quindi cercato e temuto, fonte di eccitazione e paura. A seguito della formazione, i partecipanti saranno coinvolti in attività concrete a fianco del gruppo di progetto e i formatori, per creare degli interventi rivolti alla cittadinanza e sulla base dei bisogni che sono stati rilevati dai focus group. Un intervento a 360° gradi, per intervenire sui tanti e diversi aspetti del disagio utilizzando tutte le energie disponibili sul territorio. E’ possibile iscriversi scrivendo all’Ambito Territoriale Sociale (ambito10@umesinofrasassi.it) o tramite il form https://forms.gle/sGwBxjj2BDhgjiv7A .

Una rete territoriale per sostenere i giovani

Giancarlo Sagramola, presidente dell’Unione Montana Esino Frasassi, sottolinea con soddisfazione come “Probabilmente nessuno in Italia ha più esperienza del gruppo Abele nell’andare incontro a chi soffre. Coinvolgerli è una grande opportunità per affrontare le fragilità del nostro territorio, e costruire una rete che resterà”. Lamberto Pellegrini, coordinatore dell’Ambito 10, spiega come “l’importanza di questo progetto sia nella relazione stretta tra quello che studiamo e quello che faremo: non lasceremo indietro nessun dato, nessun contatto, nessuna persona disposta a impegnarsi. Grazie al gruppo Abele, capiremo come usare al meglio tutte queste risorse, in interventi concreti”. Proprio Maurizio Serafini, assessore alle politiche sociali del Comune di Fabriano, conclude sottolineando “l’importanza della prevenzione: grazie alla collaborazione con Ambito 10 e Gruppo Abele, potremo attivare una rete che in ogni fase della vita delle nostre ragazze e ragazzi potrà ascoltarli e sostenerli nel loro percorso verso il futuro”.